giovedì 19 dicembre 2013

Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino

IL TESORO DELLA FORTUNA
6° PARTE

Due secondi dopo, gli indigeni tornarono con un coltello sacrificale e fiaccole infuocate tra le mani. Charles e Mark non erano armati di pistole, però avevano con loro un pugnale che usarono per liberarsi da un indigeno e scappare via a gambe levate. I selvaggi, però erano più veloci di loro perciò riuscirono a catturarli, disarmarli e legarli a testa in giù in una capanna. I due amici cominciarono a parlare:
              Ah, ci mancava solo questa! — Disse Mark
   Ma almeno posso sapere come si chiama questa civiltà?
Il professore si schiarì la voce e iniziò a parlare, parlare e parlare dando informazioni sulla popolazione .
Il filosofo avrebbe potuto parlare per ore e ore, però ad un certo punto un indigeno entrò nella capanna, li slegò e grazie all’aiuto di altri cinque uomini, portarono fuori i corpi e li posarono su una grande pietra.
Il professore  e Mark si contorcevano e si dimenavano, ma erano legati troppo bene per fuggire. Intanto un gruppo di selvaggi si avvicinò e si dispose a formare un triangolo attorno alla pietra. Dalla capanna lì vicino uscì fuori un anziano con un coltello sacrificale in mano.

Mark e Charles rotolarono giù dalla pietra che, essendo sui bordi appuntita, tagliò le corde e Mark, con un agile movimento, afferrò dalle mani del vecchio il coltello e minacciò il popolo di ucciderlo. Gli indigeni posarono le armi e lasciarono fuggire i due amici che corsero il più veloce possibile per arrivare al “Grande Albero” e nonostante la grande distanza, dopo solo un quarto d’ora, giunsero all’albero centenario. 

Come andrà a finire l'avventura?

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