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martedì 24 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
IL TESORO DELLA FORTUNA
7° PARTE
Dalla
nave sembrava bellissimo, ma da vicino lo era ancora di più!
Il professore
cominciò ad ispezionare l’albero e sul retro trovò un biglietto con su scritto:
“Il tesoro della fortuna troverai, se la testa alzerai”.
Il
biglietto era vecchio e ingiallito e il messaggio era scritto in un strana
lingua antica, ma grazie alla sapienza del professore, gli amici riuscirono a
comprenderne il significato. I due
alzarono la testa e videro un grande rubino che pendeva da un ramo dell’albero.
—
WOW!! — Esclamarono
i due in coro.
Gli
amici, finalmente con il tesoro della
fortuna sotto il braccio, tornarono alla nave a segnalare il buon fine della
missione.
Dopo
solo un chilometro, però, il carburante della nave terminò…
— E questo
tesoro dovrebbe portare fortuna, vero? — Esclamò Mark scocciato.
Il
professore rimase dubbioso e stranamente decise di tuffarsi in acqua.
Mark lo seguì pensando che fosse in pericolo, ma appena sfiorò l’acqua, si rese
conto della vera motivazione per cui il filosofo si era tuffato.
Una
vista incredibile: c’erano pesci ovunque, di tutti i colori e di tutte le
razze, coralli bellissimi, ma... ma... ma i
coralli erano di smeraldo verde!!!
Il professore, dopo aver recuperato il
grande tesoro e fotografato l’incredibile ambiente marino, spiegò che il tesoro
della fortuna, secondo un’antica leggenda, era composto da due grandi tesori
materiali, ma soprattutto dall’ambiente marino che nessun uomo aveva mai visto
prima.
I
due tornarono in patria trionfanti: Charles fu ritenuto il più grande
scienziato di tutti i tempi e Mark, da poverissimo, divenne ricco e la sua fama di esploratore si sparse in tutto il mondo.
FINE
giovedì 19 dicembre 2013
AUGURI DI BUON NATALE
In occasione delle festività natalizie, i professori tutti augurano a voi e alle vostre famiglie un sereno Natale e un felice Anno Nuovo!!!
Per aprire la busta cliccate su AUGURI
Racconto di Osvaldo Blaj e Patrick Milazzo
Il mistero della villa
Iniziò tutto quando un uomo di nome Marco il
giardiniere trovò un cadavere: chiamò subito la polizia e iniziarono le indagini.
Dopo poche ore
arrivò un detective di nome Rossi:
chiese subito chi era la persona uccisa e il commissario rispose che la vittima
si chiamava Paolo. Una signora di nome Rossella disse che la vittima era suo marito perché
indossava un cappotto nero e un anello d’oro.
Il detective chiese anche i dati dell’autopsia al medico legale, che rispose:
- E’ morto con sette colpi di arma bianca, forse un
coltello da caccia: infatti abbiamo
trovato dei tagli al torace e uno all’ addome.
Il detective andò dalla moglie per chiederle se suo
marito andasse a caccia.
La signora Rossella disse:
- Sì, mio marito andava molto spesso a caccia con
nostro figlio.
- Grazie, mi sa dire altro?
- No,mi dispiace.
Ma il detective durante la conversazione con la
signora Rossella si era accorto che era nervosa e agitata e intuì che forse nascondeva
qualcosa o stava proteggendo qualcuno.
Poco dopo il detective vide un ragazzo prendere
qualcosa dalla buca: andò a raccontare
alla polizia quello che aveva visto e scoprì che era il figlio della vittima.
Il detective avendo tutte queste prove andò in una
stanza per pensare chi potesse essere il colpevole.
Dopo un’ora chiamò tutti in quella stanza dicendo che
aveva scoperto chi era l’assassino.
Raccontò come tutto
era andato:
- Signori, l’assassino prese un coltello da caccia e
sapendo che il signor Paolo andava a pescare sempre di sera al lago andò alle
sue spalle per ucciderlo: poi scappò buttando il coltello nel lago; entrò in gioco il complice che seppellì il
cadavere della vittima, non è vero signor Daniele??
- Lei,detective, non ha un briciolo di prova: il
giorno dell’assassinio di mio padre io ero a Roma!!
- Si, è vero, ma lei scappò subito a Roma e dopo
entrò il complice che seppellì il cadavere. Non è vero, signora Rossella? Lei
vedendo il figlio ammazzare il padre andò subito a seppellire il cadavere…
L’omicidio perfetto!
Ma, con tutte quelle prove schiaccianti, a Daniele
non restò che confessare… era stato lui a uccidere il padre.
Venne arrestato insieme alla madre, accusata di
complicità.
Il signor Daniele aveva ucciso il padre perché voleva
tutta l’eredità della famiglia che, invece, il padre voleva destinare alla
sorella più piccola.
Un terribile
parricidio.
Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino
IL TESORO DELLA FORTUNA
6° PARTE
Due secondi dopo, gli indigeni tornarono con un coltello
sacrificale e fiaccole infuocate tra le mani. Charles e Mark non erano armati
di pistole, però avevano con loro un pugnale che usarono per liberarsi da un
indigeno e scappare via a gambe levate. I selvaggi, però erano più veloci di
loro perciò riuscirono a catturarli, disarmarli e legarli a testa in giù in una
capanna. I due amici cominciarono a parlare:
—
Ah, ci
mancava solo questa! — Disse Mark
—
Ma almeno
posso sapere come si chiama questa civiltà?
Il
professore si schiarì la voce e iniziò a parlare, parlare e parlare dando
informazioni sulla popolazione .
Il filosofo
avrebbe potuto parlare per ore e ore, però ad un certo punto un indigeno entrò
nella capanna, li slegò e grazie all’aiuto di altri cinque uomini, portarono
fuori i corpi e li posarono su una grande pietra.
Il
professore e Mark si contorcevano e si
dimenavano, ma erano legati troppo bene per fuggire. Intanto un gruppo di
selvaggi si avvicinò e si dispose a formare un triangolo attorno alla pietra.
Dalla capanna lì vicino uscì fuori un anziano con un coltello sacrificale in
mano.
Mark
e Charles rotolarono giù dalla pietra che, essendo sui bordi appuntita, tagliò
le corde e Mark, con un agile movimento, afferrò dalle mani del vecchio il
coltello e minacciò il popolo di ucciderlo. Gli indigeni posarono le armi e
lasciarono fuggire i due amici che corsero il più veloce possibile per arrivare
al “Grande Albero” e nonostante la grande distanza, dopo solo un quarto d’ora,
giunsero all’albero centenario.
Come andrà a finire l'avventura?
mercoledì 18 dicembre 2013
Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino
IL TESORO DELLA FORTUNA
5° parte
Dopo solo dieci minuti, Charles sentì delle voci e grazie ai
suoi eterni studi, riuscì a risalire alla fonte di quelle grida: una civiltà
selvaggia e apparentemente scomparsa.
Il filosofo, pieno di felicità, convinse l’amico a seguirlo alla
scoperta di un’antica civiltà. Avvicinandosi piano piano, osservarono i loro
vestiti e le loro strane abitudini, ma quando si accorsero di essere nel bel
mezzo di un sacrificio umano, scelsero di lasciar perdere e di continuare verso
il “Grande Albero”; però, proprio mentre
s’allontanavano, un enorme uomo, alto almeno due metri e mezzo si presentò
davanti a loro. Aveva spalle molto larghe e un corpo molto allenato. Era
vestito con una semplice gonna di foglie di palma legate alla vita con una
cintura di pelle di animale. Charles urlò:
— SCAPPIAMO!!! —
Neanche il tempo di muovere un muscolo che Mark e Charles furono
circondati dagli indigeni. Il professore cercò di ricordarsi tutte le
informazioni possibili su quella civiltà e magari anche qualche parola della
loro lingua.
Dopo qualche secondo il professore urlò:
—
Aba – Hama, mi son
bon! —
Nella lingua degli indigeni, questa strana frase significa:
“State calmi, non vogliamo farvi del male”
Gli indigeni, meravigliati, gettarono le armi e scapparono via.
Come andrà a finire?
Scopritelo nella prossima puntata!
martedì 17 dicembre 2013
Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino
IL TESORO DELLA FORTUNA
4° parte
L’isola era veramente stupenda, piccola, ma molto bella. Sulla riva c’erano tante palme con noci di cocco sicuramente gustose. Invece, nel preciso centro c’era un maestosissimo albero, alto almeno quindici metri: per abbracciare il suo fusto ci sarebbero voluti almeno venti uomini.
Charles e Mark fecero di tutto per attraccare senza riportare gravi guasti alla nave. Dopo tante manovre riuscirono a raggiungere l’isola dall’unica spiaggia sabbiosa. I due cominciarono a ragionare:
— Wow, che bel posto! — affermò Mark estasiato
—
Sono contento di esser venuto con lei professore — continuò il giovane ragazzo
—
Bé… ciò significa che… la Sapienza non mente mai!— disse il professore orgoglioso
—
Va bene, siamo tutti felici, ma adesso dobbiamo trovare il tesoro!
—
L’area circostante era per la prima volta silenziosa dall’arrivo dei due uomini, il professore stava ragionando in silenzio come sempre faceva. Dopo quella breve pausa, aveva sempre una risposta logica e ragionevole per ogni cosa.
Dopo qualche minuto il filosofo rispose:
- Dirigiamoci verso nord, in direzione del
Grande Albero. —
Mark annuì e i due in silenzio s’incamminarono verso il posto predetto.
I due amici ce la faranno a raggiungere il Grande Albero a nord dell’isola?
Alla prossima puntata!!
lunedì 16 dicembre 2013
Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino
IL TESORO DELLA FORTUNA
3° parte
I due amici navigarono in tranquillità per due giorni e due notti. Il terzo giorno, però cominciò una tempesta e dovettero manovrare la nave con molta abilità per resistere alle intemperie e finalmente, dopo un intero giorno in balìa della tempesta, essa si placò. Navigarono per altri dieci giorni e ormai l’isola sarebbe dovuta essere vicina. Charles cominciò a pensare di essersi sbagliato un’altra volta, ma proprio in quell’istante il suo amico Mark gridò a squarciagola:
— Terra…Terra! —
A quelle parole Charles sussultò per l’emozione, prese subito il cannocchiale e ammirò la bellissima isola.
Quale straordinaria bellezza della natura sarà l’isola?
Scopritelo nella prossima puntata!!
domenica 15 dicembre 2013
venerdì 13 dicembre 2013
LAVORO SULLE NOSTRE PAURE
Abbiamo realizzato questo lavoro in un progetto di continuità con gli alunni delle quinte della scuola primaria DE CURTIS
lunedì 9 dicembre 2013
LE NUOVE AVVENTURE DI SHERLOCK HOLMES
Omicidio sulla Tour Eiffel
Io, Sherlock Holmes, con il mio amico il dottor Watson ci trovavamo in cima alla torre Eiffel quando sentimmo un urlo. accorremmo subito e trovammo il cadavere del commissario di polizia James Harlock. Subito Watson chiamò la polizia, che dopo un po’ arrivò, fece scendere tutti dalla torre e iniziarono le indagini. Notai subito un dardo avvelenato sul collo del commissario e pensai:” Chi avrà una cerbottana con dei dardi avvelenati a Parigi?”.
Presi il dardo e, arrivati all’hotel, Watson mi chiese:”Chi può mai aver ucciso il commissario? E con cosa possono mai averlo ucciso?” e risposi:” Chi lo ha ucciso ancora non lo so, ma so per certo che ha usato un dardo avvelenato.”
Stavo camminando per le vie di Parigi fumando la mia pipa, quando a un certo punto vidi un cartellone pubblicitario: ” Venite tutti a vedere lo spettacolo del mago Roland Perret, oggi alle ore 20:00 al Théâtre des Champs-Élysées.” Sotto la scritta c’era una foto del mago con in mano una cerbottana e mi venne un dubbio: “Può essere lui l’assassino?” Corsi da Watson e gli dissi:”Dobbiamo andare stasera allo spettacolo del mago Perret.” E Watson mi disse:” Perché dobbiamo andarci?” Risposi:” Ho un dubbio che devo risolvere.”
Quella sera io e il mio amico Watson ci recammo al teatro per vedere lo spettacolo; ci sedemmo e aspettammo l’ inizio. Lo spettacolo iniziò e dopo un po’ vidi un ombra in alto, mi alzai e dissi a Watson che dovevamo andare. Lui mi seguì senza fare domande. Mentre salivamo, sentimmo un urlo, ci girammo verso il palco e vedemmo il mago a terra morto; pensai subito che il mago era stato ucciso da quell’ombra misteriosa.
Corsi subito verso il palco e vidi che il mago era morto come il commissario Harlock, cioè con un dardo avvelenato sul collo: presi il dardo e me ne andai.
Il mattino dopo bussarono alla porta della camera del mio albergo; andai ad aprire e vidi un uomo di circa trenta anni che mi disse:” Salve, sono Jake Harlock, fratello del commissario Harlock, sono qui per dirle una cosa importante.” Lo feci entrare e davanti a una tazza di tè mi fece vedere una foto di tre ragazzi e mi disse:” In questa foto ci sono mio fratello James, il mago Roland e un ragazzo che non conosco.” Gli chiesi:”Dov’è ora il terzo ragazzo?” Mi rispose :”Ora non so dov’è, però mio fratello mi ha raccontato che lui e il mago avevano ferocemente litigato.” Subito i dubbi mi assalirono e pensai; “Chi sarà il terzo ragazzo? potrebbe essere lui l’assassino?”
Chiamai subito Watson e gli feci vedere la foto. Il giorno dopo andammo al commissariato e chiesi ai presenti se qualcuno conoscesse il terzo ragazzo della foto. Un poliziotto lo riconobbe: era Louis Perlock, un noto criminale locale. Il poliziotto mi disse anche che viveva in via Gianluck Picar 7. Andammo là, bussai alla porta e lui ci fece entrare: appena entrai notai una cerbottana all’ ingresso e Watson prese un dardo che si trovava lì vicino. Finito il tè ce ne andammo al nostro hotel, analizzai il dardo e notai che era dello stesso tipo di quelli che che avevano ucciso il commissario Harlock e il mago Perret.
Chiamai la polizia che arrestò Luis Perlock, lo portarono al commissariato; durante l’interrogatorio confessò gli omicidi: li aveva uccisi entrambi per odio. Io in persona lo portai in prigione.
Il giorno dopo io e Watson partimmo per Londra.
DI RICCARDO SICCHIO E DANIELE SBORDONI
domenica 8 dicembre 2013
venerdì 6 dicembre 2013
NELSON MANDELA
AFFINCHÉ' LA SUA VITA SIA DA ESEMPIO PER TUTTI NOI E IL SUO SACRIFICIO NON VADA MAI DIMENTICATO
lunedì 2 dicembre 2013
Racconto di Giulio Cesarini e Marco Cuppone
Il mondo da salvare
Episodio 1
C’era
una volta…… no non voglio iniziare un fantasy così; sembra una fiaba per
bambini. Invece la mia storia è tutt’altra cosa.
Tutto
cominciò un giorno quando mi trovavo per strada e stavo tornando a casa, nelle affollate strade di New York. Ad un tratto si
sentì un boato e la terra tremò. Guardai in alto e vidi che tra le nuvole si
faceva strada un oggetto enorme che atterrò sulla strada principale.
Guardandolo meglio capii che era un astronave e che forse era di qualche razza
aliena. Poi si aprì uno sportello della nave e ne uscì un umano con una spada oscura che
sprigionava un fumo nero: poi alzò l’altra mano e si aprirono tutti gli altri
sportelli e ne uscirono guerrieri armati, sia umani, sia creature strane che
non avevo mai visto. O forse si….certo l’avevo visto nei film in tv: quei
mostri assomigliavano a creature che nei film chiamano “Goblin”, e c’erano
anche troll, elfi, nani e un cavaliere che stava in groppa ad un cavallo
scheletrico ed aveva una mazza in mano. Al suo segnale il mostruoso esercito
attaccò chiunque si trovasse davanti: persone e perfino pali della luce e
secchioni dell’immondizia, non pensando se fosse vivente o non. Poi sentii una
spinta che mi portò dietro un secchione dell’immondizia e vidi che era un
signore con la barba incolta e i capelli lunghi che prese una pietra
luminescente e si aprì un portale che li risucchiò al suo interno.
Riaprii
gli occhi e vidi che ero in una capanna, su un letto ed ero stanchissimo.
Cercai
di alzarmi però avevo la nausea e vomitai; poi mi risdraiai. Ad un certo punto
entrò nella capanna l’uomo che avevo visto a New York: perché ero certo di non
essere più a New York.
Il signore mi disse: “Hai la nausea vero? È normale. Poi, proseguendo “preparati a
combattere per il nostro mondo! dovrai sconfiggere il male per salvarci!”.
Proseguì:
“Ti ricordi quel cavaliere con la Lama della Notte? Lui è il nemico principale: si
chiama Seth, però tutti lo conoscono come Dark Breath. Adesso sta attaccando il
tuo mondo e vuole una cosa sola: la pietra di Terrakion!
(Continua...)
..
Racconto di Andrea Abitini e Raffaele Tepedino
Il
tesoro della fortuna
2°parte
Per il resto della settimana, il
filosofo perquisì l’intero oceano Atlantico alla ricerca dell’ “Ottava Canaria”
che risultò inesistente. Così, dopo ben due settimane dovette comunicare al
mondo intero il suo gravissimo errore.
Pieno di vergogna, Charles tornò a
Londra per continuare i suoi studi. In un primo momento pensò di non credere
più nella questione del tesoro. Dopo qualche mese, a seguito di una ricerca
sull’ Oceano Atlantico, gli tornò in mente la ricerca dell’isola. Pieno di
spirito di iniziativa, Charles riprese gli studi sul misterioso tesoro della
cui esistenza era sicuro.
Passarono molti anni e finalmente il
vecchio filosofo scoprì altre possibili coordinate. Nessuno ormai gli credeva,
perciò dovette partire solo con il suo amico Mark per navigare nell’impervio
Oceano Atlantico.
Gli squali mangeranno i due amici o riusciranno ad attraccare
sull’isola?
Scopritelo nella prossima puntata!!
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